25 Novembre: #stopviolence. No alla violenza sulle donne
Oggi 25 Novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La violenza non è solo quella fisica. Spesso le donne sono vittime di una violenza mentale che le plagia. Spesso l'uomo che dice di amarle in realtà non le rispetta e vuole solo possederle. Questo lo fa annullandole, facendole credere che sono sbagliate, convincendole a cambiare per assecondare i loro voleri.
Se sei una donna che subisce violenza fisica o mentale denuncia il tuo uomo, tu non hai nessuna colpa... sono solo loro che continuano a fartelo credere!
(Questo racconto l'ho scritto ieri pomeriggio. Come faccio sempre, io scrivo di getto e questo l'ho scritto tutto di un fiato. Sicuramente andrà rivisto ma ci tenevo a farvelo leggere oggi.)
Christine
Ogni giorno iniziava allo stesso modo. Christine apriva gli
occhi e sperava di esser già sola in casa. Immobile, sotto il piumone, con i
suoi grandi occhi neri e profondi, cercava la sua presenza. Muoveva
solo gli occhi, non voleva fare rumore, non voleva far capire che fosse già
sveglia.
Anche quella mattina continuava a cercare qualche suono:
quello del cucchiaino che gira lo zucchero nella tazzina del caffè, lo sfogliare
frettoloso le pagine del quotidiano, l’acqua dello sciacquone, la zip dei
pantaloni … quella mattina invece il nulla. Qualche secondo di silenzio e poi
un rumore sordo e forte. Quello di un portone sbattuto violentemente, un
portone che finalmente aveva portato lui lontano dal suo mondo fino alla sera.
Christine era una giovane stagista. Subito dopo la laurea
aveva trovato impiego presso una delle case editrici più importante del suo
Paese. Era una ragazza brillante,
dinamica e con tanta voglia di mettersi alla prova. Conobbe Lui una sera in
pizzeria. Avevano 18 anni di differenza, ma questo a lei poco importava.
Iniziarono a frequentarsi e lei ben presto divenne pazza di lui. Quello che lei
provava non era amore, ma era molto più simile ad idolatria.
Suo padre l’aveva abbandonata a 4 anni. Una sera le regalò
un peluche, un orsetto con un pigiama a righe bianche e azzurre, e le disse:
- “Vado a fare un
giro, tu mi raccomando fai la brava e ricordati che ti voglio bene”.
Quelle parole continuavano a girare e rigirarle in testa.
Con queste parole sempre bene in mente Christine stava diventando una donna.
Lo amava. Era fottutamente innamorata di lui. Aveva finalmente trovato l’affetto di quell’uomo che l’aveva
lasciata una sera di 21 anni prima. Lui era un tipo di poche parole. Della sua vita non
conosceva quasi nulla. Diceva che preferiva non parlarne, che non era
importante. A lei non interessava, quello che voleva era solo stare con
lui. Così quando le chiese di andare a vivere nella sua casa, Christine senza pensarci, senza rendersi conto che non si conoscevano affatto, accetto. Le sembrava di aver preso la decisione più
bella della sua vita. Finalmente, tutti i suoi anni di solitudine stavano per
terminare. Lei non aveva occhi altro che per lui.
Christine, come la maggior parte delle donne, amava indossare
tacchi alti. Era già abbastanza alta, ma diceva alle amiche che con i tacchi
riusciva meglio a toccare il cielo. Era una sognatrice. Nelle nuvole vedeva ogni
cosa, come quella volta che, sdraiata su di un prato vicino al fiume, vide in
cielo un unicorno volare e subito dopo un elefantino. Amava il rosa,
confezionare con le sue mani i regali a Natale, dire ai passanti “Buongiorno!”
accompagnandolo con un sorriso. Era una ragazza solare. Prima di trasferirsi in città, viveva con sua mamma e 5 gatti, in un
piccolo paese di poche anime. Fino ai 18 anni, aveva vissuto ogni giorno con il
desiderio di andare a vivere in città per cominciare una nuova avventura. Gli
anni universitari non erano stati facili, anzi. Per assicurarsi di prendere
sempre la borsa di studio, per lei non c’erano state molte distrazioni.
Quella convivenza le sembrava essere davvero un nuovo
inizio.
I giorni passavano, lui stava sempre fuori per lavoro e la
sera quando rientrava uscivano per la cena insieme ai suoi amici. C’erano
coppie sposate, coppie che convivevano e poi scapoloni d’oro, come lo era stato
lui fino a qualche tempo prima. Fino a prima di conoscere Christine. Ben presto la comitiva iniziò a restringersi, via gli
scapoloni, via le coppie che convivevano e via gli sposati. Dopo pochi mesi, nei
ristoranti bastava prenotare un tavolo per due. La cosa a lei non dispiaceva
affatto. Non vederlo per una giornata intera e poterlo avere solo per lei la
sera non poteva che farle piacere. Lui voleva cambiare sempre ristorante, c’era sempre qualcosa
che gli aveva dato fastidio e non si trattava del cibo o del servizio, ma dei troppi occhi che continuavano a cadere su di lei. Dopo
aver quasi finito i locali disponibili in zona le disse che non riusciva a
stare più nei posti chiusi, che era meglio mangiare a casa e poi andar a fare
una passeggiata.
Christine era anche una brava cuoca. Nelle sue cene non c’era
solo passione per la cucina ma soprattutto tanto amore per lui. Ogni sera un
menù differente e non faceva mai mancare un dolce.
Lei amava passeggiare nelle vie principali della città. Adorava vedere le vetrine e perdersi in mezzo alla corrente della gente. Quando lei passava, non si poteva non notare. Irradiava talmente tanta energia che era impossibile non restarne incantato. A lui tutto questo dava fastidio.
Lei amava passeggiare nelle vie principali della città. Adorava vedere le vetrine e perdersi in mezzo alla corrente della gente. Quando lei passava, non si poteva non notare. Irradiava talmente tanta energia che era impossibile non restarne incantato. A lui tutto questo dava fastidio.
Passarono altri mesi, delle belle passeggiate fra la gente
non ne era rimasto più nulla. Ormai passavano le serate sempre a casa, a
guardare film o programmi in tv… a lei questo non pesava.
Erano rimasti soli.
Una sera, lei aveva preparato per lui una cena speciale per
festeggiare la bella notizia che di lì a poco gli avrebbe detto. Arrivò puntuale
come sempre. Mangiarono e lei gli si avvicinò e gli disse di aver ricevuto un
contratto dal suo capo, che tutti sapevano esser un bell'uomo. Lui senza pensarci neanche un secondo le diede uno schiaffo. Lei non
capì, abbassò lo sguardo corse in bagno, si mise a piangere senza fare rumore.
Il mattino dopo si svegliò, sperando che fosse stato solo un
brutto sogno. Andò in bagno e si guardò allo specchio. Un' ombra nera era
presente sul suo viso, accese le luci dello specchio per vedere meglio. Un
livido enorme dal color melanzana era il ricordo vivido di un gesto che non
aveva nessun senso. Tentò invano di coprirlo con il fondotinta, ma non si poteva
mascherare, così chiamò l’ufficio e si prese una settimana di malattia. Passò qualche giorno sempre in casa, cercava in vano di
trovare un senso e di capire quale fosse stata la sua colpa ma con lui neanche
una parola. Lo amava troppo e, per quanto lo stimava, era sicura che lui avesse
avuto una buona ragione.
Una sera lui le disse di andare a fare una passeggiata, così
lei, che non aveva mai perso il sorriso, si vestì di tutto punto. Un bellissimo
abito di pizzo nero, un cappottino bianco e delle decòlletè rosse. La portò nel
corso principale. Le vetrine era tutte già addobbate. Presto sarebbe stato
Natale. Faceva freddo, ma quella passeggiata così inaspettata le aveva riempito
il cuore di gioia e di calore. Come una bambina in un Lunapark, continuò a
guardare con i suoi occhi grandi ed increduli di qua e di là. Le capitava di
incrociare sguardi maschili, ma non ricordava neanche il volto dei passanti perché lei
aveva occhi solo per lui.
Senza un perché le disse di ritornare a casa. Arrivati, lui
aprì il suo armadio e in preda ad un raptus le strappò tutti i suoi abiti, le
sue gonne, prese i suoi tacchi e li buttò nel secchio della spazzatura. Questa
volta lei non riuscì a stare ferma, cercava di fermarlo, ma così facendo non
fece altro che innervosirlo ancor di più… quella notte lei era diventata il suo sacco da pugile.
Il mattino dopo era domenica, lui le preparò la colazione,
le chiese scusa e le disse che l’amava. Questo bastò a cancellare i segni che
il miglior fondotinta non avrebbe mai potuto fare.
Il lunedì Christine chiamò in ufficio dicendo che stava ancora
male e si prese un’altra settimana di malattia. Il giorno restava sola in casa e continuava a pensare di aver
qualcosa di sbagliato. Che la colpa di tutto fosse solamente sua. Con questa colpa doveva proprio esserci nata! Chiunque le volesse bene finiva per farle del male - pensava. Proprio come suo padre, che l’aveva abbandonata. Si convinse che doveva trovare un rimedio e cominciò man
mano a cambiare.
Lei, dopo tutto, lo amava da morire. Si licenziò. Non usciva più di casa: tutto sembrava che fosse tornato come prima. Ma con i giorni la luce che aveva dentro si stava spegnendo
e quello che lei chiamava amore iniziava ad avere tutto un altro sapore.
Ogni giorno iniziava allo stesso modo. Christine apriva gli
occhi e sperava di esser già sola in casa. La sua vita non sembrava avere più
un senso. Si guardava allo specchio e continuava a chiedersi cosa avesse di
sbagliato, perché lei proprio non riusciva a capirlo.
Christine non riusciva a capire che non aveva colpe. Che essere
intelligente, simpatica e attraente non era una colpa. Trascorreva le
giornate nella speranza di non commettere errori, di non farlo arrabbiare, perché lei
lo amava troppo e non voleva assolutamente perderlo. Perché
lei voleva fare di tutto per non esser abbandonata un’altra volta. Allo stesso
tempo però era stanca, sentiva di non aver più forze per lottare per un amore
che solo lei non vedeva che fosse malato.
Quella mattina, quell’ultima mattina, il rumore sordo del
portone sembrò svegliarla dal suo torpore. Si alzò, si
guardò allo specchio e sentì il bruciore delle lacrime sulle guance, come il sale su una ferita. L’immagine riflessa che vide allo specchio
non era lei ed ebbe realmente paura. Voleva gridare, ma non ci riusciva.
Corse in salotto e contro il suo cuore chiamò la madre:
- “Mamma vieni a prendermi!”
E cadde a terra.
Davvero un bel racconto, si vede eri ispirata e l'argomento i sta a cuore. Brava Giusy! :* per il finale però, l'ultima frase, l'hai lasciato aperto o intendi qualcosa di più preciso? Ci lasci nell'incertezza, un po' come lei
RispondiEliminaGrazie mille! Hai ragione è un argomento che mi sta a cuore.
EliminaE' un' incertezza relativa, ha chiamato la madre e quindi andrà a prenderla e sarà "salva". Cade a terra non tanto per la stanchezza fisica e mentale, ma perché chiamando la madre ha scelto di dire basta a quell'amore malato che lei in tutti i modi voleva ancora proteggere. Fa un gesto che non vuole fare, ciò manda in tilt il suo cervello e sviene.
Bellissimo post e ancora più commovente la storia. Con il cuore ti dico: Brava!!!!
RispondiEliminaUn bacione
The Indian Savage Diary
Mi sono venuti i brividi con questa storia che hai raccontato, anche se alla fine c'è la salvezza.
RispondiEliminaMa c'è un altro lato della medaglia: quelle che hanno denunciato e che sono morte perchè nessuno ha risposto a quella denuncia. E sono tante.....
Bellissimo post Giusy!
RispondiEliminaTravel and Fashion Tips
Un racconto straordinario, sei davvero bravissima e complimenti per il post!
RispondiEliminahttp://www.maridress.blogspot.it/
http://www.bloglovin.com/maridress
https://www.facebook.com/maridressfashionblog
mi hai fatto venire la pelle d'oca...sei stata bravissima io spero che dal tuo racconto alcune donne che vivono una situazione simile possano finalmente trovare la forza per denunciare le violenze che sono costrette a subire!!! Forza!!!! un bacione giu giu bravissima <3
RispondiEliminabrava giusi, sei stata bravissima <3
RispondiEliminaHai ben descritto con un bel racconto una sitazione classica di amore distorto e violenza domestica, molto brava!
RispondiEliminaIl finale mi è piaciuto tantissimo, ha molta forza in una piccola frase!
Moz-
Its good to put this out there and let them know so many in this environment no need to stay. Nice pointer to a sensitive subject
RispondiEliminahttp://tifi11.blogspot.com
Ho appena iniziato a seguirti per cui non sapevo che scrivessi e così bene.
RispondiEliminaUna storia da leggere tutto d'un fiato!
New post:
bonjourchiara.blogspot.com
Facebook Page Bonjourchiara
Brava Giusy, hai scritto un racconto bellissimo, molto profondo, vedevo le immagini nella mente leggendolo. Ed anche la foto è stupenda. Complimenti!:*
RispondiEliminaChe storia.. ho la pelle d'oca..
RispondiEliminaBaci
Alessia
The New Art of Fashion
bravissima Giusy, basta alla violenza sulle donne!!
RispondiEliminaracconto toccante...bravissima Giusy...anche per la divulgazione e l'appoggio che dimostri...cambiamo la cultura disgustosa che molti uomini hanno di noi donne...non solo attraverso queste giornate, ma giorno per giorno...passo dopo passo...giorno dopo giorno riusciremo a fare sempre di più...tutti/e insieme ce la faremo...un bacione e buona settimana
RispondiEliminaMETAMORPHOSE CONCEPT
e si, oggi in questa giornata mondiale contro le donne parliamo di questo terribile fenomeno...che poi sembra essere così lontano, non riguardarci mai...ma invece come scrivi tu ci sono storie agghiaccianti come questa. stop alla violenza sulle donne
RispondiEliminanew post .http://emiliasalentoeffettomoda.altervista.org/easy-wear-ma-sempre-trendy-con-hundred-pieces-smallable/
grazie
Mari
Bello e triste cara Giusy. Come tristi sono i milioni di episodi di violenza sulle donne che accadono ogni giorno!
RispondiEliminaUn bacio
My Dip in Fashion
complimenti per il post cara, bellissima la foto.
RispondiEliminacomplimenti per il post cara
RispondiEliminanew post http://emiliasalentoeffettomoda.altervista.org/easy-wear-ma-sempre-trendy-con-hundred-pieces-smallable/
grazie
Mari
Un' altra dimostrazione della tua sensibilita ed intelligenza Giusy (anche se non ne avevamo bisogno)
RispondiEliminaUn racconto forte ma che rende bene l' idea del senso di questa giornata
Un bacio grande
NEW OUTFIT POST
www.angelswearheels.com
Fantastico post cara!
RispondiEliminaCultureandtrend Blog
CultureandTrend Facebook
Giveaway Romwe on Culture&Trend
Anch'io dico basta a tutte queste violenze!!! Lucy www.tpinkcarpet.com
RispondiEliminabravissima giu come sempre le tue storie sono scritte benissimo, bisogno sapere dire no!
RispondiEliminaI LOVE SHOPPING
Devo leggere con calma la tua storia perchè serve fermarsi e pensare, ma sopratutto fare qualcosa, mi congratulo per questo post importante :)
RispondiEliminanon posso fare altro che condividere il tuo no!
RispondiEliminaQuesto articolo e il raccolto è splendido e mi ha fatto commuovere.
RispondiEliminaNoi donne, purtroppo, siamo così quando siamo innamorate siamo capaci di sottostare a qualsiasi cosa solo perchè siamo innamorate e ci sentiamo amate, anche se lui dovesse essere l'uomo sbagliato.
Lo condivido..è troppo bello e secondo me invita a riflettere.
*KiSsEsS*
www.coolfstyle.blogspot.it
posso solo leggere e condividere questo bellisimo post! :*
RispondiEliminaCarola
PursesintheKitchen!
Io non capisco come sia possibile che ci sia ancora gente che arriva a picchiare invece di chiarire con le parole. viviamo nel progresso? Non credo.
RispondiEliminai birikini su fashionischeap.it
bellissimo post Giusy!
RispondiEliminatema importante e pare che se ne parli sempre troppo poco..
un abbraccio! Valeria
Il tuo racconto è molto forte, commovente e purtroppo veritiero, spero come madre di fare del mio meglio per crescere degli uomini che non siano colpevoli di queste atrocita', così come di altre perché solitamente chi è violento con le donne lo è anche con bambini, anziani, è violento e basta.
RispondiEliminatesoro questo post è davvero bello e importante, hai fatto benissimo a dedicare spazio ad un tema così!
RispondiEliminaAnthea’s Fashion
Facebook
Ciaooo... Ma se la Giusy di ig???:)
RispondiEliminaSi, sono io Sara ;)
EliminaGiusy ho i brividi!!!!! hai scritto una storia benissimo...è tremendo che queste cose succedano davvero e che spesso non si arrivi in tempo a dire NO....
RispondiEliminaBellissimo quanto hai descritto in questo post, ma soprattutto grazie--
RispondiEliminaSalentovacanza.com